In questa prosa, Serena ci offre una finestra rara e preziosa sulla sua esperienza personale con i comportamenti ripetitivi focalizzati sul corpo (CRFC). Attraverso una narrazione cruda e intensa, ci guida nei meandri della tricotillomania, della dermatillomania, dell'onicofagia e della morsicatio boccarum, districando con coraggio il complesso groviglio di emozioni, sensazioni e ripercussioni che queste condizioni tessono nella vita di chi ci convive.
La storia di Serena è una testimonianza potente di lotta e resilienza. Con una sincerità disarmante, si esplorano pensieri sui sensi di colpa, vergogna e disperazione, ma anche di speranza, accettazione e, infine, di redenzione.
Leggere questa testimonianza significa immergersi in un'esperienza che, pur essendo profondamente personale, tocca corde universali. Serena ci mostra come, di fronte alle "signorine dispettose" dei nostri incubi, sia possibile non solo sopravvivere ma anche imparare a convivere con loro.
Questa non è solo la storia di Serena; è una voce per tutti coloro che combattono in silenzio, spesso invisibili agli occhi del mondo. È un appello alla comprensione, all'empatia e al sostegno reciproco, un promemoria che nessuno dovrebbe affrontare da solo i propri mostri.
Invitiamo i lettori a immergersi in queste parole con un cuore aperto, pronto ad ascoltare, a comprendere e, forse, a trovare pezzi di sé nelle parole di Serena. La nostra comunità è un ponte tra mondi, una mano tesa nel buio, e una testimonianza del potere salvifico dell'accettazione e dell'amore per sé stessi.
Swirl e Francesca
(1) Tocca, tira, tocca, tira, gratta, strappa, tira, guarda, osserva, arrotola, spezza, mangia, passa sulle labbra, butta a terra, nascondi; accarezza, trova l’imperfezione, tocca, gratta, tira, pizzica, schiaccia, spremi. E poi tampona. Mordicchia, schiaccia, mordi ancora, mordi più forte, senti il sapore del sangue, sciacqua la bocca, prendi una caramella, prova a distrarti. E poi svegliati, realizza, pulisci, disinfetta.
(2) E ancora gratta, solleva la pellicina, mordila, strappala, lima le unghie poi guardale meglio e mangiale, strappale, sputale, strappale ancora. E ora agitati, arrabbiati, piangi, sdrammatizza, sistema, copri con il correttore e il trucco, metti una fascia, metti lo smalto, prova a ricominciare.
E vergognati, vergognati sempre.
Ecco più o meno ciò che viviamo ogni volta che strappiamo i capelli, le ciglia o le sopracciglia; ogni volta che da un brufolino o una piccola imperfezione sulla pelle generiamo una ferita aperta; ogni volta che mangiamo le unghie fino a non poter muovere più le dita dal dolore; ogni volta che mordiamo insistentemente l’interno delle guance o le labbra.
(3) Tricotillomania, dermatillomania, onicofagia e morsicatio boccarum, ecco le signore dei nostri incubi ad occhi aperti.
Sono ragazze dispettose: ti accarezzano, sorridono e appena abbassi la guardia ti prendono a schiaffi, ti confondono; un attimo prima hai il controllo, quello dopo è un turbine di confusione.
(4) Vedile anche come piccole stanze nella tua mente con angoli poco illuminati, quasi bui, un po’ impolverate perché non vuoi davvero guardarci dentro.
Sai che ci sono ma puoi solo intravedere cosa c’è dentro.
Sono piene di sensi di colpa, di vergogna, imbarazzi, incapacità di fermarti e spiegarti perché lo fai.
C’è qualcuno che ha il mio stesso problema?
Qualcuno mi aiuterà senza giudicarmi?
Come perdonarci la sofferenza delle persone che vorrebbero aiutarci?
E la nostra, di sofferenza?
I pianti, le urla, gli sguardi fuggitivi, le parole non dette, e quelle di troppo.
“E che ci vuole? Bastano impegno e forza di volontà”: la devastazione prodotta da queste
parole.
(5) Possiamo però imparare che convivere è possibile, possiamo illuminare le nostre
stanze buie e riordinarle.
Possiamo guardare negli occhi quelle signorine dispettose senza rabbia e senza lacrime, affrontandole con calma. Possiamo imparare a gestire l’impulso, senza vivere per forza con pesanti e spaventosi mostri che ci alitano sul collo.
(6) Trasformiamo i mostri in piccole zanzare: forse il loro ronzio a volte tornerà a farci
visita ma potremo allontanarlo senza troppe fatiche, così da poter affrontare meglio
tutto quel viaggio che è la vita.
Stringiamo amicizia con questi mostri, in fondo nel riflesso dei loro occhi ci siamo noi.
Serena, psicoterapeuta e volontaria nella nostra comunità CRFC, ci invita in un viaggio intimo nel cuore dei comportamenti ripetitivi focalizzati sul corpo (CRFC), un territorio che conosce profondamente sia professionalmente sia personalmente. Vivendo in Italia e combattendo lei stessa la tricotillomania, Serena porta una prospettiva ricca e poliedrica, tessendo insieme la sua esperienza personale con la sua pratica terapeutica.
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